"Correr, competir, eu levo isso no sangue, é parte de minha vida"
Il 21 marzo 1960 nasceva a San Paolo del Brasile Ayrton da Silva, questo ragazzo brasiliano con il pallino delle corse renderà il cognome della madre, Senna, simbolo universale di competizione, spettacolo e determinazione.
Chiedi chi era Senna. Per molti un mito amato e mai dimenticato. Per i più giovani un personaggio da scoprire. E' un piacere, ancor più di un dovere, ricordare Ayrton a cinquant'anni dalla nascita.
Ayrton non era Romagnolo, ma in Romagna c'è morto e sicuramente aveva "e mutor" dentro; e per questo motivo è un dovere per noi ricordarlo.
Sono già passati 16 anni, da quel tragico 1° maggio 1994 a Imola in cui perse la vita, e il brasiliano manca ancora moltissimo a tutti. Ai suoi tifosi, agli appassionati di F.1, agli stessi protagonisti del mondo dei GP. Perchè era unico, come pilota ovviamente ma ancor più come uomo. Un carattere complesso ma molto profondo, una grandissima personalità, un impatto mai visto sull'ambiente. Tre Mondiali, rivalità feroci (con Alain Prost soprattutto), grandi amicizie (con Gerhard Berger), un talento smisurato al volante.
Per tutta la vita ci chiediamo sempre, insistemente, che cosa sia il Destino, e se esiste. Se la nostra vita scorre secondo un piano prestabilito, o comunque condizionato dalle nostre scelte e dalla nostra volontà, o se tutto sia semplicemente frutto del caos, e del non-senso.
La parabola di vita dell'amatissimo pilota di formula 1 Ayrton Senna (forse il pilota più amato in assoluto, nella storia dell'automobilismo) si presta bene a questo tipo di riflessioni, e ancora oggi, a distanza di sedici anni dalla sua morte, sono talmente tanti i misteri su quella morte terribile e prematura, che neanche svariati processi penali sono riusciti a districarli.
Auguri Ayrton
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