venerdì 20 marzo 2009

Tesseramento FMI 2009










Tesserarsi alla Federazione Motociclistica Italiana è sempre buono.
Tesserandosi si entra in una comunity che comprende veramente tutti gli appassionati del motociclismo.
La tessera ofre anche svariate opportunità di sconti ed offerte tra cui una che trovo molto azzeccata:
Accordo tra la Federazione Motociclistica Italiana e Infront Motor Sports , società che detiene e gestisce i diritti del Mondiale Superbike 2009: prevista una collaborazione tra il CIV e il WSBK, con interessanti opportunità per gli spettatori.

Chi acquisterà un biglietto per una delle sei tappe del Campionato Italiano potrà, infatti, usufruire di uno sconto del 10% per l’ingresso alla successiva gara del Mondiale Superbike che si disputa in Italia (Monza 8-10 maggio, Misano 19-21 giugno, Imola 25-27 settembre).
Al tempo stesso, chi acquisterà il ticket per uno dei tre round del WSBK, avrà la possibilità di ottenere il biglietto ridotto per la tappa, precedente o successiva, del CIV.

La partnership prevede, inoltre, l’ingresso scontato del 10% su tutti i biglietti per i tesserati 2009 FMI, in occasione delle stesse tappe del Mondiale Superbike 2009.

Infine, una ulteriore iniziativa è inserita nell’accordo FMI - Infront Motor Sports: ai tesserati online del Moto Club Italia, sarà riservato un concorso che metterà in palio, sempre per ognuno dei tre appuntamenti, sei pass paddock ed un “pit walk” con posto riservato per assistere alla gara domenica.

La nuova partnership tra CIV e WSBK conferma la volontà della Federazione Motociclistica Italiana di offrire nuove opportunità agli appassionati per seguire al meglio i grandi eventi, nazionali ed internazionali, delle due ruote.

Trovo lo spot che i campioni hanno girato, relativo al tesseramento 2009, molto carino.

martedì 17 marzo 2009

Melandri: un anno di contratto con Hayate Racing


L'ex vice campione del mondo MotoGP si confessa ai microfoni di motogp.com, a pochi giorni dall'ultimo test (il secondo per lui) di Jerez e ad un mese esatto dall'inizio del Campionato del Mondo.

Marco Melandri sarà presente nella prossima stagione come unico pilota della Hayate Racing, con cui ha firmato un contratto annuale come ha confermato a motogp.com. Il suo precedente contratto biennale con Kawasaki è stato cancellato, ed il nuovo accordo è arrivato appena in tempo per l'inizio del campionato 2009, nel quale correrà in sella ad una Ninja ZX-RR senza possibilità di sviluppi da parte della casa giapponese.

“Il contratto con Kawasaki è stato cestinato. A livello economico ho dovuto fare un grande sacrificio, ma quello che volevo era ritrovare fiducia,” ha dichiarato nella mattinata di giovedì, ad una settimana dalla sua prima apparizione del 2009 in Qatar.

“Non ho niente da perdere. Fino ad un mese fa ero a piedi, ora per lo meno ho una squadra che lavora esclusivamente per me. Voglio fare bene per dimostrare anche a Kawasaki che ha sbagliato a mollare adesso”.

Con il prossimo futuro confermato, il primo punto in agenda per Melandri sarà trovare soluzioni ai problemi riscontrati in Qatar. Sebbene sia rimasto ben lontano dai tempi migliori, l'italiano è convinto di sapere quali siano i veri problemi che lo rallentano: "Principalmente soffriamo troppo la mancanza di grip del retrotreno e credo che l'80% del nostro ritardo dipenda essenzialmente da questo. Sotto questo punto di vista siamo davvero indietro".

“Non siamo stati veloci, è un dato di fatto, ma la moto mi ha dato delle buone impressioni. Non so quanto sarà possibile migliorarla prima dell'inizio del Campionato. Io credo nella parola della squadra che mi ha assicurato un grande lavoro fino a fine marzo quantomeno,” ha continuato l'ex vice campione del mondo.

Melandri ha già vissuto esperienze difficili nelle due passate stagioni prima con Honda e poi con Ducati. Quest'anno non riceverà alcun tipo di supporto a livello di sviluppo della moto e per Melandri le prospettive non sono le più rosee, anche se il ravennate rimane positivo:

“Ne sono consapevole, ma credo nel lavoro che si potrà fare da qui fino all'inizio della stagione. Se la moto migliora un po' credo di poter rimanere nel gruppo e giocarmela. E ovvio che se dovessi ritrovarmi ultimo tutte le domeniche sarebbe dura vivere un'intera stagione in questa maniera. Adesso, ad ogni modo, non voglio pensare troppo lontano nel tempo”.


martedì 3 marzo 2009

Marco Lucchinelli - Lucky -


In questo post publichiamo alcuni articoli scritti da grandi firme del motociclismo su Marco Lucchilelli che è nato in Liguria ma da molti anni vive a Imola e possiamo considerarlo romagnolo e sicuramente è un grande campione ed un vero manico.

Marco Lucchinelli, pilota della 500, ha vinto soltanto sei Gran Premi; eppure ha un posto speciale tra i grandi del motomondiale. Lo chiamavano cavallo pazzo, certamente è sta
to quello che si dice una testa calda. Ma il suo enorme talento, e il suo titolo mondiale dell'81, hanno un grande significato.
Marco aveva poco più di vent'anni quando lo incontrai per la prima volta. Eravamo al Mugello, nei primi mesi del '75, per mettere a punto le Laverda 1000 tre cilindri ufficiali per la stagione dell'Endurance. Brettoni, Gallina, io, e un ragazzotto con un gran naso e che parlava poco. "E' forte- lo presentò Roberto Gallina ai Laverda- fatelo girare un po'".
In breve, anche se non aveva alcuna esperienza e cadde quasi subito, gran-naso entrò nella squadra e condividemmo le 24 Ore del Montjuich, di Francorchamps, di Le Mans e la 1000 km del Mugello. Era forte sull'asciutto, era fortissimo sul bagnato, era una forza della natura. Parlava a malapena l'italiano e legava con le ragazze di tutte le nazionalità. Simpatico, ribelle, gran casinaro. Aveva esordito in pista l'anno prima (qualche gara in duemmezzo con un vecchia Aermacchi: non figura nemmeno nelle classifiche), ma straordinaria era la sua facilità ad adattarsi alla moto e alle piste.
Gallina se lo teneva stretto, lo faceva correre anche nel campionato italiano velocità classi 250 e 350, e fu così che nel '76, quando esplose la classe 500 grazie alle nuove Suzuki RG costruite in una cinquantina di esemplari, ci trovammo a Le Mans in mezzo ai grandi.
Sentite questa: dubitava di riuscire a qualificarsi e fece la pole del primo turno. Poi la pole del secondo, del terzo, e soltanto in extremis fu passato da Sheene il sabato pomeriggio. Sotto il ponte Dunlop, al dosso da sesta, volava talmente alto che Gallina provò di fissare due ali alla pancia della sua carenatura. Fu terzo in gara, col giro più veloce, poi secondo al Salz e sembrava lanciatissimo; poi una serie di infortuni e di rotture, che gli diedero tregua soltanto per il secondo posto nell'ultima corsa al Nurburgring: fu quarto in campionato e primo dei privati.
Lucky era una gran bella manetta, ma erano tempi difficili e confusi. Invece di restar
e nel team Gallina, che stava per diventare la celebre squadra Nava-Olio Fiat, cedette alle lusinghe di un avventuriero che lanciava il nuovo Life Helmets Racing Team. E fu un disastro: con moto scarse e pochi soldi (il titolare della Life addirittura si sarebbe suicidato), Marco buttò via la stagione '77, e poi anche quella successiva da privato (quando tentò di organizzare un proprio team con moto Suzuki e tecnici Cagiva), e pure il 1979 quando ottenne la collaborazione di Dainese. Pochi, alla vigilia della stagione 1980, credevano ancora in Lucchinelli: il suo talento pareva sprecato, il suo stile di vita era criticato, i capelli lunghi e l'orecchino erano mal visti. Invece, il divorzio Ferrari-Gallina riaprì inaspettatamente a Marco le porte del suo vecchio team, e questa volta con le Suzuki 500 ufficiali.

Ed eccolo, il vero Lucky: pole alla prima gara davanti a Roberts, ritiro per noie meccaniche ma secondo già la settimana dopo, poi terzo, sempre tra i protagonisti. Fu terzo nel campionato dominato ancora da Kenny Roberts, e la strepitosa vittoria finale, al Nurburgring, era il preludio al trionfo del 1981.
Con cinque successi su undici gare, sette pole e cinque giri veloci, Lucchinelli conquistò di forza il campionato mondiale 500 davanti a Mamola e Roberts, e fu festa grande: abituati fin troppo bene da Giacomo Agostini, nella classe più importante eravamo a digiuno da sei anni. Marco andò addirittura a cantare al Festival di Sanremo. Era comunicativo, allegro, curioso; fu il primo, tanto per fare un esempio, che sperimentò sulle ginocchia della tuta da gara gli slider batte
zzati "istrice", con gli aculei di gomma. Un conquistatore, e incantò anche la Honda che stava preparando il rientro dell'82 con l'originale NS a tre cilindri.
Altro divorzio, altre polemiche, mai stata davvero serena la vita di Lucchinelli: accettò l'offerta della Honda e forse non l'azzeccò, visto che Uncini avrebbe vinto il titolo proprio con le Suzuki lasciate libere dallo spezzino. Ma devo essere sincero: io stesso lo incoraggiai quando venne a chiedermi un parere. La Honda è la Honda, gli dissi, e certo non sbagliavo. Ma c'era un tale Spencer, pronto a correre con la sua stessa moto, e questa fu la variabile che nessuno prevedeva.
Penso comunque che fu la caduta del Salzburgring, 2 maggio 1982, a cambiare qualcosa nella testa di Marco Lucchinelli. Quel giorno d
uellava per il comando con Uncini, quando finì sull'erba a 220 all'ora e fu costretto a buttar giù volontariamente la moto per non finire come una bomba tra gli spettatori. Ne uscì quasi illeso, ma molto scosso. Da allora non è stato più un pilota speciale.
A fine '83, con Freddie Spencer campione del mondo, il ritiro. Poi molte gare sulle Ducati bicilindriche mille, ancora qualche vittoria, e infine due successi nell'albo d'oro della Superbike istituita nel 1988. E' stato per anni il team manager delle rosse, ha continuato a correre nelle formule minori per tirar sù il figlio Cristiano che ha più o meno la stessa età di Valentino Rossi. La passione per la moto non gli è mai mancata. E avrebbe potuto raccogliere molto di più, il talentoso Lucchinelli, se soltanto fosse stato meno inquieto.


Nico Cereghini

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Marco Lucchinelli è unico. E da una persona così speciale ti puoi aspettare di tutto. Compresa una canzone bellissima come questa. Nel 2003, mentre Valentino Rossi correva verso il titolo mondiale della MotoGP, ha deciso di offrire il suo personalissimo tributo al giovane campione. Un testo scritto a quattro mani con Riccardo Borghetti, suo amico d'infanzia e uno degli autori italiani più conosciuti, che ha firmato canzoni di Mina, Celentano e Dik Dik.
A Marco non importa il lucro, il guadagno, ma solo offrire la sua visione del giovane Vale, visto nascere e crescere sia come ragazzo sia come campione. Il testo è molto introspettivo, perché Marco, oltre che essere stato un grande campione, è una persona molto sensibile. Abbiamo trasmesso la sua canzone durante la diretta della gara che nel 2003 ha laureato Valentino Campione del Mondo e l'abbiamo riproposta nel 2004, quando ha vinto in Catalogna.
Quegli attimi rimangono appiccicati addosso tutta la vita come tatuaggi: ricordo ancora la pelle d'oca alta due centimetri che avevamo e gli occhi lucidi di Marco, mentre la canzone faceva da sottofondo al giro d'onore di Valentino.

Roberto Ungaro (Motociclismo)